Il nostro paese ha perso una delle grandi eccellenze che la contraddistingueva nel mondo. Non nel campo della moda o del cibo ma, per una volta, nel campo della cultura. Umberto Eco era ancora più stimato all'estero di quanto non lo fosse in Italia. In Francia come in Germania, in Giappone come negli Stati Uniti. Avendo avuto la fortuna di accompagnarlo in quello che lui era consapevole sarebbe stato il suo ultimo viaggio oltre oceano – per una lectio magistralis a Yale ed una all'ONU – mi sono reso conto di quanto fosse considerato dagli americani un vero e proprio mito vivente; e non soltanto nell'ambiente universitario. L'ALAI e l'intero mondo della bibliofilia gli devono molto, perché attraverso i suoi romanzi ha contribuito a rendere familiari al grande pubblico le biblioteche medioevali ed i libri antichi, formando nuovi collezionisti.
Negli anni Eco si è rivolto a noi librai antiquari, alla ricerca di edizioni d'epoca su una grande varietà di argomenti. Con ognuno dei membri dell'ALAI è nato un rapporto quasi di amicizia, suggellato da scambi reciproci di consigli – la sua conoscenza di bibliografie, e di prezzi, era fenomenale – di sensazioni e di cultura, ancor prima che di merce e di denaro.
Noi librai non potevamo non domandarci se, nei romanzi di Eco nascesse prima l'uovo o la gallina, ovvero se fosse l'ispirazione a guidare la collezione dei libri, o se fosse proprio il possesso di certi testi ad ispirare la sua scrittura; ma è indubbio che la stesura di tutti i suoi romanzi era supportata da una approfondita consultazione delle edizioni antiche. Così è stato per Il nome della Rosa con gli erbari, i labirinti e l'Inquisizione – è inutile dire che il sogno di ogni libraio sarebbe ritrovare un manoscritto del perduto secondo libro della Poetica di Aristotele, quello sul ridere, causa degli omicidi di Jorge e dell'incendio della biblioteca, tuttora teatro dei nostri più atroci incubi.
La stessa, meticolosa, ricerca ha investito i testi alchemici e sui Rosacroce per la stesura del Pendolo di Foucault, ed opere sull'astronomia e la navigazione per L'isola del giorno prima. Proprio in questo romanzo solo un attento bibliofilo può notare come quasi tutti i titoli dei 40 capitoli corrispondessero a suggestivi titoli di più o meno celebri libri secenteschi, dalla Grand'Arte della Luce e dell'Ombra, al Serraglio degli Stupori, dall'Orologio oscillatorio alle Artificiose Macchine alla Nautica rilucente: l'indice, insomma, rappresentava un vero e proprio inno alla bibliofilia. La ricerca documentale di Eco è proseguita per libri e carte sull'assedio di Casale, le Crociate e il Barbarossa per Baudolino e per fumetti e riviste degli anni Trenta per La misteriosa fiamma della Regina Loana, in cui il protagonista è proprio un libraio antiquario dal nome emblematico di Giambattista Bodoni, che ritrova la memoria perduta grazie alla rilettura dei libri della propria infanzia.
La nostra associazione ha avuto il grande onore di avere il più importante intellettuale italiano dell'ultimo secolo come patrono. Eco ci è sempre stato vicino a livello mediatico, inaugurando molte delle mostre organizzate dall'ALAI con due conferenze a Milano e due a Bologna, l'ultima in occasione del Congresso internazionale dell'ILAB del 2010, in un'Aula Magna di Santa Lucia gremita da mille persone.
Durante le nostre chiacchierate, Umberto mi confessava le sue impressioni sulla bibliofilia: “Ci sono collezionisti che persino leggono i libri che accumulano. Ma desiderano l'oggetto, e che possibilmente sia il primo uscito dai torchi dello stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali - avuto un libro intonso - non ne tagliano le pagine per non violare l'oggetto che hanno conquistato. Sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo. Una biblioteca di libri rari non è una somma di libri, è un organismo vivente con una vita autonoma. Non è solo il luogo della tua memoria, dove conservi quel che hai letto, ma il luogo della memoria universale, dove un giorno, nel momento fatale, potrai trovare quello che altri hanno letto prima di te. È un repositorio dove al limite tutto si confonde e genera una vertigine, un cocktail della memoria dotta”.
Borges, che Eco amava molto e cui si ispirò per il bibliotecario cieco Jorge, dichiarò che “quando uno scrittore muore diventa i libri che ha scritto”. Noi librai antiquari siamo sicuri che Umberto Eco diventerà non soltanto i libri che ha scritto, ma anche quelli che ha collezionato. E, parafrasando un suo saggio, non ci libereremo mai dei libri...
Umberto Pregliasco
ALAI, Past-President