[COLONNA, Francesco (1433-1527)]. Hypnerotomachia Poliphili . (Venezia, Aldo Manuzio per Leonardo Crasso, dicembre 1499).
PRIMA EDIZIONE del più celebre libro illustrato del Rinascimento, probabilmente l’apice della produzione tipografica di Aldo Manuzio. Solitamente attribuito su base documentaria al frate domenicano Francesco Colonna, in quanto il nome di quest’ultimo non compare nell’opera, se non nell’acrostico formato dalle trentotto iniziali ornate poste all’inizio di ogni capitolo, il Sogno di Polifilo rappresenta una delle opere più bizzarre e controverse della nostra letteratura.
In primo luogo per la lingua, un impasto di latino e di volgare dall’inflessione settentrionale, inframmezzato da frequenti parole greche ed ebraiche. In secondo luogo per il testo, a tratti oscuro, pieno di digressioni descrittive e fortemente allegorico, che narra l’iniziazione di Polifilo alla conoscenza sensitiva ed intellettuale.
Dei tre destini possibili (ascesi, gloria mondana e piacere amoroso), Polifilo sceglie quest’ultimo. Introdotto ai segreti d’amore, sposa la donna amata (Polia) e raggiunge l’isola di Venere. La seconda parte dell’opera, in cui appare una Treviso trasfigurata, ma perfettamente riconoscibile, contiene la chiave per la comprensione dell’enigma e rivela che si è trattato solo di un sogno. Il gusto allegorico di stampo scolastico si sposa in Colonna con il neoplatonismo e con l’erudizione archeologica tipica degli ambienti umanistici. Il terzo, ma non ultimo, aspetto che rende unica quest’opera è il sontuoso apparato iconografico, che è profondamente correlato alle vicende narrate, tanto che qualcuno ha ipotizzato che le figure siano state ideate dallo stesso autore. L’importanza delle xilografie, associate di volta in volta ai nomi di vari celebri artisti del tempo, è testimoniata anche dal fatto che l’Hypnerotomachia esercitò un’influenza maggiore nel mondo dell’arte che non in ambito letterario. A temi iconografici tratti da essa s’ispirarono vari pittori rinascimentali e barocchi come Giorgione, Tintoretto, Agostino Carracci e Pietro da Cortona. La fortuna mondana dell’opera è invece testimoniata da alcuni passaggi del Cortegiano di B. Castiglione.
Composta intorno al 1467, probabilmente a Treviso, l’Hypnerotomachia (ossia letteralmente “Battaglia d’amore nel sonno”) può essere definita come un viaggio onirico-archeologico-mnemotecnico nei segreti dell’eros fantastico, in cui il desiderio suscitato da un fantasma, dopo varie avventure, viene appagato dal fantasma stesso. Siamo quindi in un ambito molto vicino a quello della magia ficiniana, ma probabilmente da essa indipendente.
Ristampata dagli eredi di Aldo nel 1545, l’Hypnerotomachia fu tradotta in francese nel 1546 e in inglese nel 1592. La paternità dell’opera risulta ancora controversa. Alcuni hanno identificato l’autore in un diverso Francesco Colonna, mentre, per la ricchezza di particolari architettonici e per la descrizione di giardini e di fontane con meccanismi mobili, recentemente vi è chi ha attribuito l’opera a Leon Battista Alberti.
Nato a Venezia, Francesco Colonna entrò in giovane età nell’ordine domenicano, risiedendo per alcuni anni (1462-1467) a Treviso. Laureatosi in teologia a Padova nel 1473, negli anni seguenti visse per lo più a Venezia nel convento dei SS. Giovanni e Paolo. Nonostante un decreto di espulsione da Venezia e vari altri richiami per insubordinazione a suo carico, nel 1493 fu nominato predicatore a San Marco e nel 1495 priore e sindaco della Scuola di San Marco.
Dopo la pubblicazione di quella che rimase la sua unica opera, Colonna ottenne il permesso di soggiornare fuori convento. Pur continuando a svolgere compiti per il suo ordine, la sua insofferenza verso la disciplina religiosa lo portò ad avere diversi scontri con i superiori. Accusato di immoralità, nel 1516 fu confinato a Treviso. Negli anni seguenti ritornò a Venezia e ricevette nuovi incarichi, ma i contrasti perdurarono praticamente fino alla morte, che avvenne nel 1527, quando Colonna aveva ormai novantaquattro anni.
Benché le notizie sulla sua vita tumultuosa siano scarne e frammentarie, pare che essa possa trovare riscontro nel carattere eroticopaganeggiante dell’Hypnerotomachia.
Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. 234 non numerate. Con 172 xilografie nel testo, di cui 11 a piena pagina, attribuite al miniaturista padovano Benedetto Bordone. Inoltre con 39 iniziali, 38 delle quali formano un lungo acrostico («Poliam frater Franciscus Columna peramavit»). In alcuni esemplari il primo fascicolo di 4 carte contenente il titolo con il privilegio e la dedica di Leonardo Crasso si trova rilegato all’inizio della seconda parte: in questi casi il volume si apre con il secondo titolo (c. a1), che inizia con le prime due parole invertite ( Poliphili Hypnerotomachia) e non reca il privilegio.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010