Umberto Eco e l’Associazione dei librai antiquari italiani hanno denunciato l’insensatezza della legge dell’agosto scorso che ha riportato allo Stato la tutela dei beni librari privati, togliendola alle Soprintendenze bibliografiche delle Regioni senza prevedere l’ufficio a cui i librai e i cittadini dovrebbero rivolgersi per la prevista autorizzazione alla vendita all’estero o alla esportazione anche temporanea di libri, seppure di valore modesto, stampati prima del 1965.
Ho raccolto l’appello dell’ALAI al ministro Franceschini per togliere un blocco che rischia di far fallire imprese meritorie per la valorizzazione della cultura nelle nostre città.
La risposta della burocrazia del Ministero dei beni culturali è desolante e esilarante nello stesso tempo. Il 20 ottobre scorso è stato sottoscritto un accordo tra la Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali con la Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio per mettere una toppa al buco creato. Così candidamente si dichiara che “dal 15 agosto tutte le attività sono state sospese in attesa di una regolamentazione della materia”, si aggiunge che “il Ministero deve affrontare un grande impegno organizzativo per dare compiuta ed efficace attuazione alla norma in parola, che risulta generare un rilevante carico di procedure” e dulcis in fundo si confessa che “la Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali competente è priva della necessaria articolazione sul territorio”.
Per questa ragione la Direzione Generale Biblioteche e istituti Culturali per l’attività istruttoria necessaria alla predisposizione degli atti finali “si avvale” degli Uffici Esportazione competenti per territorio dipendenti della Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio.
Il testo dell’accordo è un monumento del linguaggio incomprensibile di una burocrazia che dovrebbe caratterizzarsi secondo il modello della semplificazione e del rapporto limpido con i cittadini. Si precisa che per non gravare gli Uffici, le certificazioni relative ai beni librari saranno in formato cartaceo e non saranno utilizzate le procedure informatizzate! Sarà l’influsso degli incunaboli e l’amore per i manoscritti. Il testo sottoscritto dai due direttori generali si chiude in maniera rassicurante: “il presente accordo di avvalimento (sic!)…”.
Mi fermo qua per non rischiare la fine di Margutte. C’è qualche parlamentare che vuole correggere urgentemente un provvedimento, magari animato da buone intenzioni, ingiusto e vessatorio?
Autore: Franco Corleone
Fonte: espresso.repubblica.it