POLIZIANO, Angelo (1454-1494). Omnia opera. (Venezia, Aldo Manuzio, luglio 1498).
PRIMA EDIZIONE collettiva delle opere latine di Angelo Poliziano, che furono raccolte dopo la sua morte da Alessandro Sarti e da altri amici dell’autore.
L’edizione comprende dodici libri di lettere, traduzioni dai classici, orazioni, epigrammi greci e latini, elegie, le Sylvae, la Dialectica, il Panepistemon e la Miscellaneorum centuria prima, che, apparsa per la prima volta a Firenze nel 1489, rappresenta uno degli apici della filologia umanistica.
Redatta tra il 1485 e il 1489, essa si compone essenzialmente di adnotationes filologiche riguardanti questioni testuali ed interpretative. Legata alla pratica dell’insegnamento e della lettura degli autori classici, la Miscellanea intende correggere lezioni corrotte e permettere la comprensione di passi oscuri o lacunosi. Grande conoscitore della lingua greca, rispetto agli umanisti precedenti l’autore introduce un confronto continuo con gli originali greci, senza i quali non è possibile una conoscenza approfondita della cultura latina.
Tra il 1493 e il 1494 Poliziano compose anche una Centuria secunda, che rimase inedita e fu scoperta solamente nel 1961 in un manoscritto autografo mutilo.
Originario di Montepulciano, Angelo Ambrogini assunse il nome di Poliziano dal toponimo latino (Mons Politianus) del suo paese natale. Nel 1464 fu mandato a Firenze, dove seguì i corsi di Cristoforo Landino, Giovanni Argiropulo, Demetrio Calcondile e Marsilio Ficino. Nel 1470, all’età di sedici anni, dedicò a Lorenzo de’ Medici la sua traduzione del secondo libro dell’Iliade. Divenuto precettore dei figlio di Lorenzo, Poliziano rimase nella casa del suo patrono fino al 1479, compiendo traduzioni e componendo anche alcune opere volgari, come le Stanze per la giostra di Giuliano de’ Medici. In seguito ad una lite avuta con la moglie di Lorenzo, decise di lasciare Firenze e visitò Venezia, Padova, Verona e Mantova, dove, su richiesta del cardinale Francesco Gonzaga, compose l’idillio pastorale Orfeo.
Nel 1480, riappacificatosi con Lorenzo de’ Medici, fece ritorno a Firenze, dove gli fu affidata la cattedra di eloquenza greca e latina presso il locale Studio. Alcune delle letture introduttive ai suoi corsi furono da lui raccolte con il titolo di Sylvae. Egli si occupò prevalentemente di poeti e retori classici, come Quintiliano, Stazio, Ovidio, Virgilio, Teocrito, Esiodo, Orazio, Persio, Giovenale e Omero. Dopo il 1490, sotto l’influenza dell’amico Pico della Mirandola, rivolse la sua attenzione alla filosofia, dedicando le sue lezioni ad Aristotele, Porfirio e Gilberto Porrettano e scrivendo le prolusioni accademiche Panepistemon, Dialectica e Lamia (pubblicata per la prima volta nel 1492).
Negli ultimi anni egli fu coinvolto in varie controversie, tra cui quelle con Giorgio Merula e Michele Marullo. Le sue opere volgari furono stampate a Bologna nel 1494 senza l’autorizzazione dell’autore. Poliziano morì nella notte fra il 28 e 29 settembre del 1494.
Descrizione fisica. Due parti in un volume in folio di cc. 452 non numerate. La carta 232 (K4) è bianca. Con numerosi passi e componimenti in greco. Inoltre alla carta H8 recto figurano cinque parole in ebraico, primo esempio aldino di caratteri ebraici.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010