FEDELE, Cassandra (ca. 1465-1558). In Gymnasio Patavino pro Bertucio Lamberto Canonico Concordiensi Liberalium Artium insignia suscipiente. Oratio. (Venezia, Girolamo de Sanctis e Giovanni Lucilio Santritter, 19 gennaio 1488).
PRIMA EDIZIONE dell’orazione pronunciata da Cassandra Fedele davanti al senato accademico dell’Università di Padova. L’evento rappresentò un fatto eccezionale per un epoca in cui alle donne non era permesso ricevere un’istruzione universitaria e portò all’autrice grande fama in tutta Europa.
La Fedele, le cui doti intellettuali era già in parte conosciute in ambiente veneto, fu incaricata nel 1487 di ricevere le insegne dottorali per conto di Bertuccio Lamberti, suo parente. Essa ebbe così modo di dare una dimostrazione delle proprie capacità, pronunciando un’orazione in lode delle scienze e delle arti. L’Oratio pro Bertucio Lamberto fu ristampata a Venezia in un’edizione senza data ma di poco posteriore alla prima, poi nuovamente a Norimberga nel 1489 (insieme ad una lettera di Peter Danhauser e ad un’ode di Konrad Celtis in lode dell’autrice) ed infine a Modena nel 1494.
Nata a Venezia da una famiglia di origine milanese costretta all’esilio, Cassandra Fedele fu avviata dal padre allo studio della filosofia e delle lettere greche e latine. A dodici anni padroneggiava già le lingue classiche e componeva versi latini e volgari, a volte improvvisando con l’accompagnamento della chitarra.
La fama acquisita grazie all’orazione la mise in contatto epistolare con letterati e sovrani di tutta Europa. Il suo epistolario, formato da centoventitre lettere, annovera tra i corrispondenti Niccolò Leonico Tomeo, Marcantonio Sabellico, Eleonora d’Aragona duchessa di Ferrara, Ferdinando II d’Aragona, Leone X, Luigi XII re di Francia, Isabella di Castiglia, che la invitò a trasferirsi presso la sua corte, e Angelo Poliziano, il quale le rese visita nel 1491, poi descrivendola in una lettera a Lorenzo de’ Medici come «cosa mirabile…; discretissima et meis oculis etiam bella».
Divenuta una celebrità da esibire nelle circostanze ufficiali, nel 1492 le fu interdetto di lasciare Venezia. In una di queste occasioni essa pronunciò un discorso De laudibus literarum, che resta il suo scritto più significativo.
Nonostante la fama, essa condusse una vita di grandi ristrettezze economiche, per far fronte alle quali nel 1500 sposò il medico Giammaria Mapelli. I due vissero per un certo periodo a Creta, quindi durante il viaggio di ritorno persero tutti i loro beni in un naufragio. Nuovamente in difficoltà dopo la morte del marito (1520), la Fedele si ritirò in convento, venendo nominata superiora dello spedale di S. Domenico in Castello.
Nel 1556, in occasione della visita di Bona Sforza, essa ruppe il suo isolamento, pronunciando un’orazione di benvenuto. Ormai ottuagenaria, compose anche un discorso De scientiarum ordine. Morì a Venezia il 24 marzo del 1558.
Il suo epistolario e le suo orazioni furono pubblicate a Padova nel 1636 per le cure di G.F. Tommasini.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di cc. (6).
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010