Classici Italiani
La nascita del futurismo - 1909

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La nascita del futurismo - 1909

MARINETTI, Filippo Tommaso (1876-1944). Fondazione e manifesto del Futurismo (Pubblicato dal «Figaro» di Parigi il 20 febbraio 1909) . Milano, [Poligrafia italiana], [febbraio 1909].

 

PRIMA EDIZIONE SEPARATA del testo integrale in italiano, pubblicato contemporaneamente anche in francese, di quello che viene considerato come l’atto fondativo del movimento futurista.

La prima edizione del manifesto, costituita dagli undici punti programmatici senza il prologo, fu pubblicata in versione francese e italiana nel gennaio del 1909 su un volantino stampato in blu, che fu inviato per lettera ad intellettuali e giornalisti italiani ed europei. Ad esso fece seguito, a brevissima distanza, una ristampa in sola versione italiana del tutto identica ma stampata in nero.

Il 5 febbraio del 1909 il testo uscì sulla “Gazzetta dell’Emilia” e su vari altri periodici. La prima edizione integrale, comprensiva del prologo, fece la sua prima apparizione sulla rivista “Tavola Rotonda” (Napoli, 14 febbraio 1909) e sul periodico rumeno “Democratia” (16-19 febbraio 1909).

La celebre edizione ufficiale, pubblicata sulla prima pagina del “Figaro” del 20 febbraio 1909, è dunque in ordine di tempo la terza stampa del testo integrale. Dopo il “Figaro”, il manifesto fu riproposto numerose volte in volantino, in volume e in riviste. Esso fu poi nuovamente rielaborato e ristampato dall’autore.

Marinetti ebbe il merito di saper trasformare un testo programmatico, in cui vengono delineati i contorni di un movimento poliedrico, al contempo artistico e politico, in una vivace realizzazione letteraria, creando un felice ibrido di generi. I temi cari al futurismo, quali l’attivismo vitalistico, l’insofferenza verso la tradizione e l’ordine costituito, l’esaltazione della civiltà industriale e della velocità, il militarismo, il nazionalismo, sono da lui narrati con dovizia di immagini suggestive, alternate ad efficaci passaggi teorici.

Il futurismo fu il primo movimento d’avanguardia del Novecento a porre al centro del suo programma una vera e propria rivoluzione antropologica. Il nuovo uomo futurista, animato da violenti istinti di dominio e fortificato dalla straordinaria potenza delle macchine, era destinato a dominare la natura e a sperimentare forme d’arte sempre più innovative. Da un punto di vista politico, tutto questo portò, in particolare dopo l’esplosione della Grande Guerra, all’esaltazione del nazionalismo, alla celebrazione della guerra (definita «sola igiene del mondo») e, successivamente, all’adesione al fascismo. Benché sia probabile che molte delle scelte politiche abbracciate dai futuristi fossero dettate da semplice opportunismo, esse furono tuttavia innegabilmente coerenti con le premesse artistico-filosofiche del suo fondatore.

Sempre nel 1909 Marinetti pubblicò anche Uccidiamo il chiaro di luna!, il secondo di una lunga serie di testi programmatici, in cui, con grande intuizione precorritrice, egli seppe sfruttare i metodi pubblicitari dell’industria per promuovere e diffondere le proprie idee. Negli anni seguenti aderirono al movimento poeti, scrittori, pittori e musicisti come A. Palazzeschi, C. Govoni, U. Boccioni, C. Carrà, G. Balla e F.B. Pratella.

Filippo Tommaso Marinetti nacque ad Alessandria d’Egitto, dove il padre, avvocato civilista originario di Voghera, si era trasferito in quanto impiegato presso la Società del Canale di Suez. Espulso nel 1893 dal locale collegio gesuitico di lingua francese per aver introdotto opere di É. Zola, terminò gli studi superiori a Parigi, quindi si trasferì a Milano insieme alla famiglia. Studiò giurisprudenza a Pavia e a Genova, laureandosi nel 1899. Negli anni successivi, spostandosi tra il capoluogo lombardo, dove si erse a difensore dei simbolisti francesi, e la capitale francese, dove pubblicò i primi scritti, Marinetti cominciò quell’azione di promozione politico-culturale di se stesso, che, animata dal suo temperamento vulcanico e dalle sue notevoli disponibilità economiche, avrebbe portato avanti per tutta la vita.

Dopo l’esperienza bellica vissuta in prima persona, egli abbracciò la causa fascista, anche se un certo atteggiamento anarcoide, che non lo abbandonò mai, lo tenne sempre ai margini dal partito e gli impedì di rivestire ruoli ufficiali all’interno del regime.

Gli anni Trenta segnarono per il futurismo una parabola discendente, interrotta solamente dal riscaldarsi della passione per la guerra d’Africa, che fece riaffiorare in Marinetti ricordi giovanili. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nonostante una grave ulcera, egli si arruolò volontario e si unì alle truppe stanziate in Russia. Rientrato in Italia nel 1942, debole e malato, si riavvicinò ai sacramenti. Morì a Bellagio, sul lago di Como, il 2 dicembre del 1944.

 

Descrizione fisica. Un opuscolo in 4to (cm 29x22,5) di cc. (2).

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






Torna indietro
TOP