Classici Italiani
La fine del diritto comune - 1806

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La fine del diritto comune - 1806

[LUOSI, Giuseppe editor (1755-1830)]. Codice di Napoleone il Grande per il Regno d’Italia. Milano, Stamperia Reale, 1806.

 

EDIZIONE UFFICIALE della versione italiana, curata da Giuseppe Luosi, del Code de Napoléon, il codice civile dei Francesi, che fu promulgato il 21 marzo del 1804.

I lavori di codificazione erano cominciati sotto la Rivoluzione, ma fu Napoleone che li portò a termine, ponendo di fatto termine al diritto comune. Ad esso fecero seguito il codice di procedura civile (1806), il codice di commercio (1807), il codice di procedura penale (1808) e il codice penale (1810).

Tra il 1804 e il 1809 il Code civil entrò in vigore in quasi tutti i territori della penisola italiana. Fu un fatto di rilevanza storica straordinaria, perché grazie ad esso cessarono di esistere le consuetudini locali, gli statuti, i vincoli di feudalità e i fedecommessi che per secoli avevano caratterizzato la vita del nostro paese. Il Codice di Napoleone il Grande costituì poi la base del codice civile stilato dopo l’Unità d’Italia.

Promotore della traduzione in italiano e in latino del codice francese e responsabile della sua introduzione nel Regno italico fu Giuseppe Luosi, dal 1805 Gran Giudice e Ministro della Giustizia. Terminata nei primi giorni del 1806, la versione italiana fu presentata a Napoleone, che si trovava a Monaco di Baviera, da una delegazione capeggiata dallo stesso Luosi. Il nuovo codice entrò in vigore nel Regno italico il 1 aprile del 1806.

Giuseppe Luosi, originario di Mirandola, studiò legge presso l’Università di Modena, dove ebbe come maestro B. Valdrighi, autore del Codice di leggi promulgato dal duca Francesco III nel 1771.

Conseguita la laurea nel 1776, egli praticò fino al 1796 la professione di avvocato e notaio presso la sua città natale. Accanto a questa attività principale rivestì anche vari incarichi amministrativi.

Nel 1796, coll’arrivo delle truppe napoleoniche, Luosi, che già in precedenza era stato un propugnatore delle idee riformatrici, intraprese una rapida carriera politica, venendo nominato governatore dell’Emilia. Trasferitosi a Milano nel 1807, Napoleone lo pose a capo del ministero della giustizia e della polizia. Presidente del Direttorio dal 1798 e membro della Consulta dal 1800, nel 1805 fu nominato Gran Giudice e Ministro della Giustizia, carica che mantenne senza interruzioni fino al 1814.

Dopo l’entrata in vigore del codice da lui tradotto e promosso, Luosi si adoperò per farlo accettare e per attuare i programmi enunciati nelle sedute del Consiglio di Stato. Diede poi impulso alla redazione degli altri codici, anch’essi mutuati dai corrispettivi francesi, ad eccezione del codice di procedura penale, che fu autonomamente redatto nel 1807 sotto la supervisione di G.D. Romagnosi.

Nello stesso anno Luosi pubblicò a Brescia in sei volumi la Collezione dei travagli sul codice penale per Regno d’Italia, contenente, oltre al progetto, le osservazioni dei tribunali e dei procuratori regi.

Per i suoi servigi Napoleone lo colmò di titoli ed onori. Fu fatto conte nel 1809, senatore del Regno e membro del R. Istituto di scienze, lettere ed arti nel 1810. Dopo il ritorno degli Austriaci, egli si ritirò a vita privata. Morì a Milano nel 1830.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to grande di pp. 2 bianche, XXXVI, 633, (1), 2 bianche. Con il ritratto di Napoleone inciso in rame in antiporta. Testo in italiano, francese e latino stampato su due colonne. Il codice fu pubblicato nello stesso anno anche in formati tipografici minori e in altre città italiane.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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