Italian Classics
Il più completo trattato italiano di caccia - 1626

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il più completo trattato italiano di caccia - 1626

RAIMONDI, Eugenio (fl. 1a metà del XVII secolo). Delle caccie di Eugenio Raimondi bresciano libri quattro aggiuntovi in questa nuova impressione il quinto libro della Villa . (Napoli, Lazzaro Scoriggio, 1626).

 

SECONDA EDIZIONE. Apparsa per la prima volta a Brescia nel 1621, l’opera fu in questa seconda edizione notevolmente ampliata sia nel contenuto dei primi quattro libri che nell’apparato iconografico, che passa da sette xilografie a ventuno figure in rame. Inoltre vi si trova aggiunto per la prima volta un quinto libro dedicato ai lavori campestri.

Si tratta del più completo trattato italiano di caccia, per redigere il quale l’autore si avvalse dell’autorità di ben ottantaquattro scrittori, dall’antichità ai suoi tempi. Considerando che le tecniche di caccia fra Quattro e Settecento sono rimaste sostanzialmente invariate, quello del Raimondi è l’unico libro italiano di epoca pre-moderna che tratti in modo sistematico di tutti i principali tipi di caccia, delle razze e dell’allevamento dei cani e dei cavalli, di uccellagione, di falconeria e di pesca.

L’opera è poi corredata da varie illustrazioni che mostrano la caccia al cinghiale, al cervo, alla lepre, all’orso, al leone, al leopardo, all’anitra e all’istrice, fatta con cani, a piedi o a cavallo, con reti, fucili, trappole, lance, col frugnolo e con la balestra; scene di cani e cavalli; l’uccellagione con paretaio, strascico, palmone, vischio, reti, richiami, lacci, tagliola e boschetto; strumenti per la falconeria e caccia col falcone; e la pesca con le reti, la fiocina e il frugnolo.

Eugenio Raimondi era originario di Gavardo nel Bresciano.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to di pp. (56), 635, (1). Con un bel frontespizio figurato inciso in rame da Nicolas Perrey e 21 tavole calcografiche (di cui 8 ripetute) nel testo. Il verso dell’ultima carta in alcuni esemplari è bianco, in altri reca l’imprimatur. L’opera si trova talvolta dedicata al Principe Maurizio Card. di Savoia, talaltra a Fabrizio Caraffa, duca d’Andria.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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