Italian Classics
Il manuale d'architettura del Vignola - 1562

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il manuale d'architettura del Vignola - 1562

BAROZZI, Jacopo detto Il Vignola (1507-1573). Regola delli cinque ordini d’architettura. [Roma, 1562].

 

PRIMA EDIZIONE, apparsa senza note tipografiche, ma databile al 1562 sulla base di una lettera dello stesso Barozzi, di uno dei più celebri e fortunati libri di architettura del Rinascimento, che andò incontro ad un numero impressionante di edizioni fino alla fine del XVIII secolo.

Il successo della Regola è legato principalmente alla sua efficacia didattica. Si tratta infatti di una sorta di prontuario che presenta un sistema di calcolo atto ad agevolare il compito dei costruttori nel progettare e realizzare le loro opere secondo i cinque ordini architettonici: dorico, ionico, corinzio, tuscanico e composito o romano.

Barozzi elaborò, per ciascun ordine, un algoritmo che permetteva di calcolare la grossezza della colonna a partire da un’altezza data, ottenendo il raggio del fusto della colonna, unità di misura in base alla quale si procedeva poi a calcolare le dimensioni degli altri elementi architettonici (piedistallo, capitello, trabeazione), i quali dovevano tutti sottostare ad una rigida regola generale di proporzione.

Jacopo Barozzi, originario di Vignola, fu non solo grande architetto, ma anche pittore, cartografo e ingegnere idraulico. Compiuti gli studi pittorici a Bologna, nel capoluogo emiliano egli diresse i lavori della fabbrica di San Petronio dal 1541 al 1550, realizzò il progetto per la facciata del Palazzo dei Banchi, eretta tra il 1565 e il 1568 nell’ambito di un vasto piano di ristrutturazione di Piazza Maggiore, ed ebbe modo di dimostrare la propria versatilità come ingegnere di acque e strade.

Fra il 1541 e il 1543 e, di nuovo, nel 1545 fu chiamato da Francesco I, insieme a Primaticcio, Sebastiano Serlio e Benvenuto Cellini, alla corte di Francia, dove dipinse prospettive e, a più riprese, si occupò della fusione delle statue in bronzo per la reggia di Fontainebleau.

Trasferitosi a Roma, tra il 1551 e il 1555 si occupò del cantiere di Villa Giulia a Roma per il nuovo papa Giulio III. Il palazzo, alle pendici dei monti Parioli, è ritenuto uno dei suoi capolavori. Contemporaneamente, tra il 1551 e il 1553, costruì la chiesetta a pianta ovale di Sant’Andrea sulla via Flaminia. Il tempietto, che richiamava per forma e dimensioni i sepolcri romani, suscitò l’ammirazione del Palladio e divenne un modello per intere generazioni di architetti.

In quegl’anni Barozzi consolidò i propri rapporti con vari membri della famiglia Farnese, che gli commissionarono il completamento dei palazzi Farnese di Roma (l’attuale ambasciata di Francia, cominciata da Antonio da San Gallo nel 1514 e portata avanti da Michelangelo), di Piacenza e di Caprarola.

A Caprarola, dove effettuò il primo sopralluogo nel 1556, il Vignola poté esprimere liberamente la propria creatività, trasformando in una sontuosa residenza signorile la struttura fortificata preesistente e ridisegnando completamente la fisionomia del piccolo borgo adiacente.

Insignito della cittadinanza romana, Jacopo Barozzi fu sepolto nel Pantheon. L’altro suo grande trattato, le Due regole della prospettiva prattica , pubblicate postume nel 1583 da Egnazio Danti, rappresenta un’ampia sintesi teorica delle leggi della prospettiva.

 

Descrizione fisica . Volume in folio di cc. XXXII tutte incise in rame, comprendenti: un bellissimo frontespizio architettonico con le armi dei Farnese e, al centro, il ritratto dell’autore; il privilegio di Pio IV; la dedica al cardinal Farnese e l’avviso ai lettori; le tavole raffiguranti gli ordini architettonici in vedute d’insieme e nei particolari, il modo di rastremare la colonna e di eseguire la colonna tortile. Della prima edizione esiste una seconda tiratura recante una breve postilla in calce all’epistola ai lettori e delle nomenclature aggiuntive nelle tavole IIII-VIII, XI-XIIII, XVII-XVIII, XX, XXIIII-XXV e XXXI. Alcuni esemplari inoltre presentano in fine cinque tavole non numerate, che raffigurano quattro porte vignolesche e il camino del cardinale Ranuccio Farnese.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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