Italian Classics
La nascita della letteratura emblematica - 1531

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

La nascita della letteratura emblematica - 1531

ALCIATI, Andrea (1492-1550). Emblematum liber. Augusta, Heinrich Steyner, 1531.

 

PRIMA EDIZIONE, dedicata al consigliere imperiale Konrand Peutinger, di questa celebre opera che diede avvio al fiorire della letteratura emblematica.

L’emblema combina insieme un motto ed un’immagine allegorica con un breve testo esplicativo in versi latini, che aiuta a decodificare il significato nascosto della figura. La sua fortuna europea fu straordinaria, come è testimoniato sia dal numero impressionante di ristampe cui l’opera dell’Alciati andò incontro in tutta Europa (tranne che in Italia, dove nel corso del XVI secolo fu stampata una sola volta dagli eredi di Aldo Manuzio nel 1546), sia dalla diffusione del genere che portò, nel volgere di pochi anni, ad una vera e propria fioritura di raccolte di emblemi e di imprese, genere molto affine codificato dal Giovio intorno alla metà del Cinquecento.

Gli emblemi andarono poi man mano speciami anni del Seicento ad influenzare il pensiero alchemico, mnemonico e persino scientifico.

L’emblema dell’Alciati nasce sostanzialmente da un testo epigrammatico, che l’autore desume per lo più da fonti classiche come l’Anthologia Palatina, in cui sono già presenti riferimenti iconografici (la descrizione di una statua antica, per esempio), e ad esso egli collega un motto ed un’immagine. Inoltre in Alciati l’emblema, oltre a richiamarsi alla letteratura misterico-esoterica, che verte soprattutto sul geroglifico come strumento di scrittura criptica, ha anche una funzione di modello per la rappresentazione visiva di un certo soggetto.

L’apparato illustrativo, piuttosto rozzo nell’edizione di Augusta, che apparentemente uscì all’insaputa dell’autore, si fa via via più ricco e sofisticato a partire dalle edizioni che Christian Wechel cominciò a pubblicare a Parigi dal 1534, affidando la cura delle figure all’incisore Jean Jollat. La collaborazione dell’autore alla realizzazione delle xilografie si fece quindi più stretta.

La fortuna editoriale dell’Alciati è soprattutto legata a tre città: Parigi, dove operò il Wechel, di cui si è detto; Lione, dove nel 1547 Jean de Tournes pubblicò una splendida edizione illustrata da Bernard Salomon e, a partire dal 1548, l’editore italianizzante Guillaume Rouillè cominciò la sua serie di edizioni di emblemi con traduzioni in varie lingue, tra cui anche l’italiano; ed infine Anversa, dove Chistophe Platin dal 1565 fece uscire cinque edizioni. In Italia l’editore Tozzi di Padova stampò nel 1618 una sontuosa edizione, che in seguito ripropose più volte. L’opera dell’Alciati, soprattutto nelle edizioni del Rovillio e del Plantin, divenne anche il supporto per eccellenza del così detto liber amicorum. Una persona colta, in genere uno studente, acquistava una stampa dell’Alciati e la faceva rilegare intercalando dei fogli bianchi tra una carta e l’altra del testo, in modo da avere degli spazi vuoti dove poter raccogliere firme, dediche e brevi testi poetici a lui indirizzati da parte di amici, altri studenti, professori o eminenti personalità, conosciute durante gli anni universitari o durante un viaggio. Spesso chi decideva di lasciare la propria traccia nel libro, sceglieva di accostare il proprio intervento ad un emblema particolare, al fine di intensificarne o sottolinearne un particolare significato.

Andrea Alciati nacque a Milano o ad Alzata, vicino Como. Dopo i primi studi compiuti sotto la guida di A.J. Parrhasius e J. Lascaris, nel 1507 si iscrisse alla facoltà di legge dell’Università di Pavia, dove ebbe come maestri Giason del Maino e Filippo Decio. In seguito proseguì gli studi a Bologna e Ferrara, dove si laureò nel 1516.

Ingegno precocissimo, cominciò in giovane età a pubblicare varie opere erudite, che lo fecero conoscere in tutta Europa. Erasmo riconobbe in Alciati colui che, grazie agli strumenti della filologia umanistica, avrebbe riformato il diritto, come lui stesso stava facendo con la teologia.

Tra il 1518 e il 1521 Alciati insegnò diritto civile ad Avignone. Nel 1521 fu nominato conte palatino. In rapporti epistolari con Erasmo, G. Budé e B. Amerbach, tra il 1522 e il 1527 visse a Milano, dedicandosi alla traduzione dei classici e alla stesura degli emblemi, nati come epigrammi aforistici sul modello degli Adagia erasmiani. Nel 1527 ritornò ad Avignone, dove rimase fino al 1529, quando accettò l’invito del re di Francia Francesco I e si trasferì a Bourges.

I quattro anni passati nella città francese furono i suoi più gloriosi. Alle sue lezioni assistettero ammiratori da tutta Europa, tra cui lo stesso re. Fra i suoi allievi ricordiamo il poeta Johannes Secundus e il riformatore Jean Calvin. Nel 1533 cominciò ad insegnare a Pavia. Dal 1537 al 1541 fu a Bologna, quindi dal 1542 a Ferrara ed infine dal 1546 fino alla morte nuovamente a Pavia.

La migliore edizione dell’ opera omnia dell’Alciati, che fu più volte stampata, è quella apparsa a Basilea nel 1582 presso i torchi di Thomas Guarinus.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo di cc. 44. Titolo entro ricca cornice ornamentale incisa in legno da Hans Weiditz e 98 figure xilografiche nel testo disegnate dal pittore Jörg Breu. Esistono due tirature di questa edizione, una di febbraio ed una di aprile.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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