Italian Classics
Il mio personaggio più caro - 1787-1789

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il mio personaggio più caro - 1787-1789

ALFIERI, Vittorio (1749-1803). Saul. In: “Tragedie”, Volume IV, Parigi, François Ambroise Didot per Giovanni Claudio Molini, 1787-1789.

 

PRIMA EDIZIONE della più celebre e riuscita tragedia di Vittorio Alfieri, nella quale il tema, tanto caro all’autore, della solitudine dell’individuo dominato dalla volontà di potenza si intreccia mirabilmente all’analisi psicologica delle sue insicurezze e alla descrizione dei suoi disperati tentativi di uscire dal cerchio del proprio isolamento. Saul è da questo punto di vista il più umano e il più compiuto dei tiranni alfieriani.

Escluso dalla prima edizione parziale delle Tragedie, apparsa a Siena in tre volumi nel 1783, perché ancora da rifinire, il Saul fu cominciato a Roma intorno al 1781 e terminato nel 1783. Nell’aprile di quell’anno Alfieri ne diede infatti una pubblica lettura in Arcadia, in occasione della sua affiliazione con il nome di Filacrio Eratrastico.

Vittorio Alfieri, astigiano, era discendente di due nobili famiglie: gli Alfieri appunto e i savoiardi Maillard de Tournon. Rimasto orfano di padre in giovane età, com’egli stesso ebbe modo di lamentare nella sua celebre autobiografia, vero e proprio capolavoro di letteratura memorialistica, passò un’infanzia infelice e solitaria e ricevette una mediocre educazione presso la Reale Accademia di Torino, cui erano avviati tutti i rampolli della nobiltà del Regno e dove rimase fino al 1766.

Tra il ’66 e il ’72 compì vari viaggi in Italia e in Europa, che lo portarono a visitare la Francia, l’Inghilterra, l’Olanda, la Svizzera, la Germania, la Danimarca, la Svezia, la Russia, la Spagna e il Portogallo. Ebbe così modo di conoscere celebri intellettuali ed importanti uomini politici, di procurarsi le opere di autori come Rousseau, Voltaire, Montesquieu e Hélvetius e di vivere numerose avventure galanti, tra le quali rimase celebre quella con Penelope Pitt, conclusasi con un duello con il marito.

Rientrato a Torino, nel 1774 decise di abbandonare la carriera militare, per vivere una vita più libera dagli impegni e dai doveri che il suo rango gli imponeva. In questo periodo maturò per la prima volta in lui il desiderio di scrivere, avvertito quasi come una necessità, un bisogno fisico per contrastare il male oscuro che lo tormentava. Pur essendo consapevole di non possedere la preparazione usuale dei letterati del tempo, scrisse la sua prima tragedia, Cleopatra, che fu rappresentata con successo al teatro Carignano nel giugno del 1775.

Nel 1777, per ascoltare ed apprendere la corretta lingua toscana, Alfieri si trasferì a Siena, dove si legò di profonda amicizia con Francesco Gori-Gandellini. Sul finire di quell’anno egli conobbe a Firenze la contessa d’Albany, moglie del pretendente al trono d’Inghilterra, della quale divenne amante, seguendola poi a Roma nel 1780. Due anni prima egli aveva preso la drastica decisione di donare tutte le sue proprietà alla sorella Giulia, in modo tale da non dover più rendere conto dei suoi spostamenti al sovrano sabaudo né ottenere da lui il permesso di stampa per le sue opere.

La rivelazione della sua relazione con l’Albany suscitò un grandissimo scandalo e lo costrinse a lasciare Roma nel 1783. Girovagò per vari mesi tra la Francia, l’Inghilterra e l’Italia, fino a quando in Alsazia poté finalmente rivedere la sua amata, che nel frattempo aveva ottenuto la separazione dal marito.

Ella prese poi dimora a Bologna, mentre Alfieri nel 1785 si stabilì a Pisa. Successivamente i due tornarono in Francia, dove il poeta astigiano dal 1787 poté assistere alla stampa delle sue tragedie. Dopo lo scoppio della Rivoluzione, nel 1792 egli decise di far ritorno in Italia. A Firenze, dove risiedette in quegl’anni, cominciò lo studio del greco e completò l’autobiografia, senz’altro la maggiore delle sue opere in prosa. Nel 1800 videro la luce a Parigi gli scritti politici.

Dopo la sua morte, che lo colse nel 1803, l’Albany, con la collaborazione dell’amico Caluso di Valperga, si occupò di dare alle stampe le Opere inedite, tra cui la Vita, che uscirono a Firenze (ma con falso luogo Londra) in tredici volumi tra il 1806 e il 1807 (con falsa data 1804).

 

Descrizione fisica. Sei volumi in 8vo. I (1788 [i.e. 1789]): pp. CXX, 279, (1) (Lettera di Ranieri de’ Calsabigi all’autore sulle quattro sue prime tragedie, Risposta dell’autore, Filippo, Polinice, Antigone); II (1788): pp. 383, (3) (Virginia, Agamennone, Oreste, Rosmunda); III (1788): pp. 419, (1) (Ottavia, Timoleone, Merope, Lettera dell’abate Cesarotti su le tre precedenti tragedie... con note dell’autore che servono di risposta, Maria Stuarda); IV (1788): pp. 441, (3) (Inedite: La congiura de’ Pazzi, Don Garzia, Saul, Agide, Sofonisba); V (1789): pp. 425, (1), 2 bianche (Inedite: Bruto primo, Mirra, Bruto secondo, Parere dell’autore su le presenti tragedie ); VI (1787): pp. (8), 272 (Volume di scarto: Filippo, Polinice, Antigone). Il primo volume delle Tragedie fu realizzato tra il maggio e il dicembre del 1787, ma, a causa di una malattia, Alfieri non poté emendare il Filippo, il Polinice, l’Antigone. Venne quindi deciso di scartare il volume (qui convenzionalmente indicato come sesto) e le tre tragedie, finalmente corrette, furono ricomposte nel 1789 in quello che venne designato come primo volume.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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