Italian Classics
Il 'gran cofto' della loggia massonica di rito egizio - 1786

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il 'gran cofto' della loggia massonica di rito egizio - 1786

CAGLIOSTRO, Alessandro (Giuseppe Balsamo, 1743-1795). Lettre du Comte de Cagliostro au peuple anglais pour servir de suite à ses mémoires. [Parigi], 1786.

 

PRIMA EDIZIONE di questo celebre documento, uno dei pochi realmente riconducibili alla mano di Cagliostro tra la moltitudine di testi apocrifi che gli sono stati attribuiti. Una seconda edizione uscì a Londra l’anno successivo.

Costretto a riparare in Inghilterra nonostante l’assoluzione nel processo conseguente lo scandalo della collana della regina, ed attaccato dal governo e dalla stampa francese, che attraverso il pubblicista Théveneau de Morande era riuscita a scoprire la sua vera identità, Cagliostro scrisse in sua difesa questa lettera, nella quale lamentava di essere vittima delle persecuzioni del ministro de Breteuil, accusava i sistemi giudiziari francesi e profetizzava la caduta della Bastiglia e la convocazione degli Stati Generali.

Giuseppe Balsamo nacque a Palermo da una famiglia di modeste condizioni economiche, ma imparentata da parte di madre con i nobili Cagliostro. Rimasto orfano di padre, egli crebbe nel seminario di San Rocco e presso il convento Fatebenefratelli di Caltagirone.

Nel 1771, insieme alla bella moglie, sposata a Roma tre anni prima, si recò in Inghilterra a cercar fortuna, praticando ogni sorta di truffa e falsificazione, secondo una prassi già messa in pratica anche in Italia. Truffato a sua volta, Balsamo finì in carcere per debiti. Alla fine del 1772 la coppia giunse a Parigi. Questa volta fu la moglie Lorenza, scappata con un avvocato del posto, a venire arrestata. Passando per Belgio e Germania, i due fecero ritorno a Palermo nel 1775.

Poco dopo, a Marsiglia, Balsamo si presentò per la prima volta in veste di taumaturgo in possesso di arcane verità di ascendenza egizia. Per fuggire alle persone da lui truffate, si spostò quindi in Spagna e nel 1776 di nuovo in Inghilterra, dove assunse il nome di conte Alessandro Cagliostro. Nello stesso tempo la moglie si era ribattezzata Serafina.

Durante questo secondo soggiorno londinese, Cagliostro, oltre a subire un ennesimo processo, fu ammesso nella loggia massonica “La Speranza”. Successivamente costituì una nuova setta di “rito egizio”, che prometteva ai suoi adepti una rigenerazione del corpo e dell’anima e della quale egli assunse il titolo di “Gran Cofto”.

Negli anni seguenti, tra il 1777 e il 1781, girò trionfalmente per l’Europa, dall’Olanda alla Russia, mietendo successi grazie ai suoi elisir portentosi e conducendo una vita lussuosissima. Di non bella fattura, ma dotato di un fascino ammaliante, Cagliostro amava far crescere intorno a lui un alone di mistero. Doveva comunque essere dotato di alcune, seppur vaghe nozioni farmaceutiche, perché in alcuni casi seppe compiere reali guarigioni.

Nel 1781, insieme all’inseparabile moglie, si stabilì a Lione, facendone la sede principale della sua loggia. Nel 1785, ormai celebre nel mondo della massoneria di indirizzo mistico, fondò a Parigi, in gran pompa, la loggia egiziana “Isis”. Poco dopo, tuttavia, al colmo della gloria, venne coinvolto nel più grande scandalo dell’epoca, “l’affaire du collier de la reine”, ossia una truffa ordita da un’avventuriera ai danni del principe di Rohan, elemosiniere del re di Francia e protettore di Cagliostro. Questi venne alla fine assolto, ma fu mandato in esilio in Inghilterra.

Dalle isole britanniche riprese le sue peregrinazioni, visitò l’amico J.K. Lavater in Svizzera e conobbe a Rovereto Clementino Vannetti, cui ispirò un curioso libretto conosciuto come “Vangelo di Cagliostro”. Nel 1788, a Trento, entrò nelle grazie del principe vescovo, il quale intercesse a suo favore per un ritorno a Roma.

Nel 1789 Cagliostro e la moglie giunsero quindi nella città dei papi, sorvegliati dalla polizia e guardati con sospetto anche dai massoni del posto. Dopo un vano tentativo di promuovere una loggia di rito egizio, Cagliostro fu tradito dalla moglie, la quale, forse su istigazione dei parenti, lo denunciò presso le autorità ecclesiastiche.

Arrestato e rinchiuso in Castel Sant’Angelo, nel maggio del 1790 fu sottoposto ad un primo interrogatorio. Un anno più tardi venne condannato all’ergastolo senza possibilità di grazia e tutti i suoi strumenti massonici furono bruciati in piazza. Tramite Cagliostro la Chiesa volle infliggere una punizione esemplare al mondo massonico. La moglie venne invece rinchiusa in convento.

Trasferito nel carcere di San Leo, vicino Pesaro, e sottoposto ad un regime di reclusione molto duro, che prevedeva bastonature periodiche, Cagliostro morì ormai pazzo nell’agosto del 1795.

Il suo mito, già diffuso in tutta Europa mentre era ancora in vita, continuò anche dopo morto. Egli colpì la fantasia di scrittori come Wolfgang Goethe, che rese visita ai suoi familiari, e Alexandre Dumas, ma affascinò anche le folle, abbagliate dallo sfarzo e dal mistero che lo circondavano e ammaliate dalle arti taumaturgiche che praticava gratuitamente ai poveri.

La fonte principale della vita di Cagliostro è il Compendio della vita e delle gesta di Giuseppe Balsamo, redatto nel 1791 da monsignor Giuseppe Barberi, il quale prese parte al processo contro di lui in qualità di segretario della congregazione giudicante.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo di pp. 92.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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