Classici Italiani
La più vasta collezione di scienze naturali del Rinascimento - 1599-1668

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La più vasta collezione di scienze naturali del Rinascimento - 1599-1668

ALDROVANDI, Ulisse (1522-1605). [Opera omnia]. Bologna, 1599-1668.

 

PRIMA EDIZIONE di tutti e tredici i volumi che formano questa monumentale enciclopedia del mondo naturale, la più vasta ed accurata mai realizzata fino ad allora. Di questi solo i primi cinque uscirono mentre l’autore era ancora in vita; i restanti otto volumi, finanziati da Girolamo Tamburini e Marco Antonio Bernia, furono pubblicati nell’arco di oltre cinquant’anni per le cure dei vari studiosi, tra cui Giovanni Cornelio Uterverio (discepolo dell’Aldrovandi e suo successore alla cattedra dei semplici e alla direzione dell’Orto botanico bolognese), Thomas Dempster, Bartolomeo Ambrosini e Ovidio Montalbani. Le singole parti dell’opera a stampa dell’Aldrovandi andarono incontro a molte edizioni (non soltanto in Italia) lungo tutto il corso del Seicento. Esse rappresentano solo una minima parte della sterminata raccolta di manoscritti, erbari, matrici xilografiche e disegni (oltre trecento volumi), che l’autore produsse durante la sua vita e che, dopo la sua morte, lasciò in eredità al Senato bolognese insieme al materiale del suo museo (reperti zoologici, mineralogici, botanici ed etnografici).

Il museo dell’Aldrovandi, oggi conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, superò per quantità e qualità tutte le più famose raccolte del tempo, come quelle di Ferrante Imperato e Francesco Calzolari. Per decenni esso fu meta di studenti, naturalisti e personaggi illustri d’ogni parte d’Europa, come attestato tra l’altro dal catalogo dei visitatori stilato in gran parte dallo stesso Aldrovandi.

Oltre che nel reperimento e nella catalogazione del materiale museale, che lo scienziato bolognese si procurò attraverso scambi con altri naturalisti e, soprattutto, durante le numerose escursioni da lui compiute sull’Appennino tosco-emiliano, all’Isola d’Elba e sul Monte Baldo vicino Verona, Aldrovandi fu impegnato nella cura dell’Orto botanico di Bologna, da lui fondato, di cui si servì come strumento per l’insegnamento dei semplici. Per portare a termine il suo progetto di realizzare una rappresentazione completa di tutto il mondo naturale, egli assunse a tempo pieno scrivani, disegnatori ed incisori, tra i quali merita una menzione a parte, per la qualità e la quantità del lavoro svolto, il pittore Jacopo Ligozzi.

Gran parte dei volumi pubblicati hanno per oggetto la zoologia (uccelli, quadrupedi, rettili, insetti, molluschi, crostacei, pesci e cetacei). Il Musaeum metallicum descrive i minerali, i fossili, i cristalli, le conchiglie e i reperti etnografici raccolti negli anni dall’Aldrovandi. La Monstrorum historia è un grande trattato di teratologia, in cui, accanto a mostri immaginari, sono illustrate mostruosità umane, animali e vegetali. L’ultimo volume, Dendrologia, pesantemente manipolato dal curatore Ovidio Montalbani, è invece l’unico dedicato alla botanica e si basa sul grande erbario in più volumi messo insieme dall’Aldrovandi.

Questi nacque a Bologna nel 1522. Carattere irrequieto, all’età di circa quindici anni si unì ad un pellegrino incontrato sulla via e raggiunse Santiago de Compostela. Rientrato nella sua città nel 1639, si dedicò allo studio della giurisprudenza. Tra il 1548 e il 1549 fu a Padova, per seguire i corsi di filosofia, matematica e medicina.

Nel 1549, dopo aver subito un processo per eresia, Aldrovandi fece due incontri decisivi per il proseguo della sua carriera. Conobbe infatti il naturalista francese Guillaume Rondelet, allora in visita a Bologna in qualità di medico del cardinale Tournon, che stava raccogliendo materiale per il suo grande libro sui pesci, e il semplicista Luca Ghini, insegnante a Pisa e direttore dell’Orto botanico di quella città.

Conseguita la laurea in filosofia e medicina nel 1553, l’anno successivo Aldrovandi cominciò ad insegnare, prima come lettore di logica, quindi come docente di filosofia, infine, dal 1556, in qualità di professore di semplici. Nel 1568 promosse nel recinto del palazzo comunale l’Orto botanico di Bologna, il quinto istituito in Italia in ordine di tempo, di cui divenne direttore. Ricoprì poi varie cariche pubbliche nell’ambito della municipalità e del Collegio dei medici.

Fu amico di vari scienziati del tempo, tra cui, oltre al già citato Ghini, ricordiamo Cesare Odoni, con il quale condivise la cattedra dei semplici fino alla sua morte (1571), Luigi Squalermo detto Anguillara, prefetto dell’Orto botanico di Padova, il medico bellunese Andrea Alpago e lo speziale veronese Francesco Calzolari.

Ritiratosi dall’insegnamento nel 1600, Aldrovandi si dedicò negli ultimi anni alla pubblicazione delle sue opere. Morì a Bologna nel 1605.

 

Descrizione fisica. Tredici volumi in folio. Vol. I (Ornithologiae hoc est de avibus historiae libri XII , Bologna, Giovanni Battista Bellagamba a spese di Francesco de Franceschi, 1599): pp. (20, incluso il titolo inciso e il ritratto), 893 [recte 883], (57); vol. II ( Ornithologiae tomus alter, Bologna, G.B. Bellagamba, 1600): pp. (24, inclusi il frontespizio e il ritratto calcografici), 862, (62) (bianche la quarta carta preliminare e la carta CCCC6); vol. III (Ornithologiae tomus tertius, Bologna, G.B. Bellagamba, 1603): pp. (12, incluso il titolo inciso e il ritratto), 560, (24); vol. IV (De animalibus insectis libri septem, Bologna, G.B. Bellagamba, 1602): pp. (12, compresi il frontespizio inciso e il ritratto), 767, (45); vol. V (De reliquis animalibus exanguibus libri quatuor, Bologna, G.B. Bellagamba, 1606, in fine 1605): pp. (8, incluso il titolo inciso e il ritratto), 593 [i.e. 595], (29); vol. VI (De piscibus libri V, Bologna, G.B. Bellagamba, 1613, in fine 1612): pp. (8, incluso il titolo inciso), 372 [i.e. 732], (28); vol. VII ( De quadrupedibus solidipedibus, Bologna, Vittorio Benacci, 1616): pp. (8, compreso il frontespizio inciso), 495, (33); vol. VIII ( Quadrupedum omnium bisulcorum historia , Bologna, Sebastiano Bonomi, 1621): pp. (12, compreso il frontespizio inciso), 1040, (12); vol. IX ( De quadrupedibus digitatis viviparis libri tres, et de quadrupedibus digitatis oviparis libri duo, Bologna, Niccolò Tebaldini, 1637): pp. (8, compreso il frontespizio inciso), 718 [i.e. 716], (16); vol. X (Serpentum, et draconum historiae libri duo, Bologna, Clemente Ferroni, 1640, in fine 1639): pp. (12, incluso il frontespizio inciso), 427, (31), 2 bianche; vol. XI ( Monstrorum historia cum Paralipomenis historiae omnium animalium , Bologna, N. Tebaldini, 1642): pp. (8, compreso il titolo inciso), 748, (28) + pp. 159, (7), 2 bianche; vol. XII ( Musaeum metallicum in libros IIII distributum , Bologna, Giovanni Battista Ferroni, 1648): pp. (6, incluso il titolo inciso), 2 bianche, 979, (13); vol. XIII (Dendrologiae naturalis scilicet arborum historiae libri duo, Bologna, G.B. Ferroni, 1668, in fine 1667): pp. (12, incluso il titolo inciso), 660, (52). I vari frontespizi calcografici sono per lo più opera di G.B. Valesio e G.B. Coriolano e recano sovente le armi o il ritratto del dedicatario del volume. Nel testo di ogni volume vi sono poi svariate migliaia di illustrazioni xilografiche.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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