Classici Italiani
La moderna rivoluzione agraria - 1567

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La moderna rivoluzione agraria - 1567

TARELLO, Camillo (ca. 1515-1573). Ricordo d’agricoltura. Venezia, Francesco Rampazetto, 1567.

 

PRIMA EDIZIONE di uno dei più importanti trattati italiani di agricoltura.

Più volte ristampato nel mezzo secolo successivo alla prima edizione, il Ricordo fu fatto oggetto di nuova attenzione nel secondo Settecento, quando la tecnica colturale sperimentata dall’autore nel suo podere di Gavardo fu riscoperta e messa in pratica, dando avvio alla moderna riforma agraria.

L’invenzione, semplice ma rivoluzionaria, per la quale Tarello ottenne nel 1565 un privilegio del Senato veneto che gli conferiva la facoltà di pattuire un compenso con quanti volessero avvalersi della sua consulenza, consisteva nel ridurre le superfici a grano per sostituirne una parte con prati di trifoglio, in modo tale da poter riservare alla parte coltivata a frumento una maggior quantità di lavoro e, nello stesso tempo, di poter ottenere una maggior massa di letame grazie all’aumentata produzione di foraggio. In sostanza Tarello, proponendo di arare di più, spargere meno seme su meno terra ed alternare ad un anno di cereali due di foraggi, teorizzava il principio della rotazione delle culture e della funzione ristoratrice delle foraggere.

Rispetto ai numerosi trattati coevi, tutti volti a celebrare le delizie della vita di campagna e a fornire consigli di conduzione familiare nel solco della tradizione avviata dagli Oeconomica di Senofonte, il Ricordo si distingue soprattutto per la sua valenza pratica e per l’inusuale sensibilità dimostrata nei confronti della difficile realtà sociale ed economica del tempo, in un’epoca in cui la gente moriva comunemente di fame nelle campagne. Il libro in definitiva promuove la scoperta brevettata dell’autore, che permette di ottenere un maggior raccolto di cereali impiegando meno seme.

Camillo Tarello nacque a Lonato nel bresciano tra il 1513 e il 1523. Trasferitosi intorno al 1539 a Gavardo, piccolo centro di pianura a nord-est di Brescia, per prendere possesso di una tenuta giuntagli probabilmente in dote dalla moglie, egli si dedicò alla gestione della sua proprietà e alla coltivazione della terra.

Nel 1542, in seguito ad uno dei numerosi processi che lo videro coinvolto, fu bandito per dieci anni dalla città e dal territorio di Brescia. Tre anni più tardi, dopo molti vani tentativi, riuscì ad ottenere la grazia. Tutta la sua vita fu costellata da frequenti litigi ed episodi di violenza con coloni, confinanti ed emissari di uomini potenti, con i quali era evidentemente venuto in contrasto. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1573, la moglie sposò la figlia, vendette la tenuta e si ritirò a Brescia.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo di cc. (4), 76. Con marca tipografica al titolo.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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