Italian Classics
L'arte della scherma - 1536

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

L'arte della scherma - 1536

MAROZZO, Achille (1484-1553). Opera nova de Achille Marozzo bolognese, maestro generale de larte de larmi. (Modena, Antonio Bergolli, 1536).

 

PRIMA EDIZIONE del più importante trattato italiano di scherma del Cinquecento, che fu più volte ristampato nel corso del secolo. Le opere dei primi teorici italiani dell’arte della scherma, quali il Flos Duellatorum di Fiore de Liberi (1409), il De arte gladatoria dimicandi di Filippo Vadi (1482 ca.) e il trattato, solo recentemente rinvenuto, dell’Anonimo Bolognese ebbero, fino in epoca recente, esclusiva divulgazione manoscritta. Degli Exercitationum atque artis militaris collectanea di Pietro Moncio o Monti (Milano, 1509), primo libro italiano a stampa sull’argomento, è rimasta traccia solo attraverso la testimonianza di alcune fonti antiche.

Marozzo fu uno dei più importanti maestri della “Scuola bolognese”, la stessa del Moncio, di Guido Antonio de Luca, dell’Anonimo Bolognese e di Antonio Manciolino, il cui trattato, intitolato anch’esso Opera nova (Venezia, 1531), presenta molti elementi in comune con quello del Marozzo. Quest’ultimo, tuttavia, dette un maggiore e miglior sviluppo ai principi teorizzati dai suoi predecessori. Anche solo per numero di pagine e ricchezza iconografica l’ Opera nova del Marozzo sorpassa di gran lunga tutte le pubblicazioni precedenti.

In essa sono trattati in modo esaustivo tutti i tipi di combattimento, offensivo e difensivo, a piedi e a cavallo, e con qualsiasi arma allora in uso (pugnale, spada ad una e due mani, scudo largo, stretto o rotondo, armi inastate, ecc.). Ad essa attingeranno inoltre a piene mani i teorici successivi, non solo italiani, come C. Agrippa, S. Fabris e G. Morsicato Pallavicini, ma anche stranieri.

Allievo di Guido Antonio de Luca, dalla cui scuola uscirono molti celebri uomini d’arme, come Giovanni dalle Bande Nere e il dedicatario della presente opera Guido Rangoni, Marozzo, che amava farsi chiamare il “Gladiatore di Bologna”, era a tal punto geloso della sua arte che, prima d’insegnarla ad un nuovo allievo, esigeva da questi un giuramento.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to di cc. (8), 148. Elaborato frontespizio xilografico e

84 figure (in parte ripetute) in legno nel testo, di cui 56 a piena pagina. Alcune figure recano il monogramma “b”, la cui attribuzione a Francesco Barattini o Giovanni Britto rimane dibattuta. Nei visi dei combattenti potrebbero esservi effigiati i ritratti del maestro e dei suoi allievi. L’edizione veneziana del 1517, che alcune bibliografie danno come prima, si è scoperto essere una tarda ristampa del Sessa con data erronea.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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