Classici Italiani
Il primo libro a stampa di gastronomia - 1474

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

Il primo libro a stampa di gastronomia - 1474

PLATINA, Bartolomeo Sacchi detto il (1421-1481). De honesta voluptate et valitudine. [Roma, Ulrich Han, ca. 1474].

 

PRIMA EDIZIONE del primo libro a stampa di pratica culinaria.

L’opera ebbe da subito un grande successo e fu ristampata a Venezia nel giugno del 1475 da Laurentius de Aquila e Sybillinus Umber in quella che è considerata come la prima edizione datata. Seguirono numerose altre stampe fino agli inizi del Cinquecento, sia dell’originale versione latina, sia della traduzione volgare, che apparve per la prima volta a Venezia presso i torchi di Girolamo de Sanctis nel 1487.

Il De honesta voluptate et valetudine, manuale sul come affrontare serenamente, saggiamente e igienicamente la vita, è il frutto della collaborazione del Platina con Maestro Martino de’ Rossi, cuoco a Roma del camerlengo e patriarca d’Aquileia Ludovico Trevisan e autore a sua volta di un Libro de arte coquinaria.

Platina nel comporre il suo lavoro, oltre a tradurre parti del libro del capocuoco Martino in latino classico, inquadrò le ricette in un contesto medico-filosofico, soffermandosi sul ruolo che ciascuna vivanda poteva avere nel sistema culinario dal punto di vista dietetico e conviviale. La sua attenzione si concentrò soprattutto sui prodotti, fornendo anche numerosi riferimenti alle realtà locali.

Il De honesta voluptate et valetudine, suddiviso in dieci capitoli secondo la tradizione classica, costituisce una preziosissima fonte di notizie sulla vita quotidiana e la cucina italiana del Quattrocento: dai suggerimenti per fare sport all’importanza della scelta del cuoco, dal come preparare la tavola all’ora ideale per mangiare, dai metodi migliori di cottura di ciascun alimento alla coltivazione e classificazione delle piante.

Bartolomeo Sacchi, nato a Piadena (in latino Platina) vicino Cremona, dal 1453 fu al servizio dei Gonzaga, quindi nel 1457 si trasferì a Firenze per seguire le lezioni dell’Argiropulo. Nel 1461 passò a Roma, dove ai tempi di Pio II fu cancelliere stenografo della corte papale.

Legato alla cerchia dei più stretti collaboratori di Pio II (Francesco Gonzaga, che era stato suo allievo a Mantova, Jacopo Ammannati Piccolomini, il cardinal Bessarione), egli si trovò direttamente coinvolto nel conflitto che, alla morte di Pio II nel 1464, vide opposto il gruppo dei cardinali pieschi al nuovo pontefice Paolo II.

Platina perse così l’ufficio di abbreviatore e, per la sua dura protesta, venne incarcerato una prima volta nel 1464 con l’accusa di lesa maestà e poi ancora nel 1468, questa volta perché coinvolto, insieme al gruppo di accademici romani che si raccoglieva intorno a Pomponio Leto, in una congiura probabilmente imbastita contro Paolo II. In questa occasione egli fu accusato di eresie di matrice epicurea. Uscito di carcere nel 1469, fu riabilitato da papa Sisto IV, che nel 1478 lo nominò direttore della Biblioteca Vaticana.

In quegli anni egli pubblicò le Vitæ Pontificum (1479), opera di straordinario successo che fu ristampata innumerevoli volte fino al Seicento, sia in latino che nella versione italiana. Platina morì a Roma nel 1481.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to di cc. 118 non numerate, di cui la prima bianca.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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