LOMBROSO, Cesare (1835-1909). L’uomo delinquente studiato in rapporto alla antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie. Milano, Ulrico Hoepli, 1876.
PRIMA EDIZIONE dell’opera che segna la nascita dell’antropologia criminale. L’autore continuò ad ampliarla fino alla definitiva edizione in tre volumi apparsa a Torino nel 1896-‘97. Il suo successo si consolidò con le traduzioni in francese ed in tedesco.
L’uomo delinquente, subito accolto come profondamente innovativo dal mondo medicopsichiatrico dell’epoca, si rivolge anche agli uomini di legge. Esso delinea la correlazione fra deformità somatiche e malattie mentali basandosi su fattori quali l’atavismo e la degenerazione fisica.
Convinto della natura sostanzialmente patologica del criminale nato e della possibilità di spiegarne le devianze morali attraverso le anomalie fisiche, Lombroso sostiene che i criminali soffrono più frequentemente delle altre persone di disturbi fisici, mentali o nervosi, ereditati per via genetica o derivanti da degenerazione fisica. Egli distingue quindi fra criminali congeniti e uomini che delinquono spinti dalle circostanze, ponendo così le basi per una revisione della legislazione penale. Accostando per la prima volta in modo sistematico studio della criminalità e trattamento delle malattie mentali, Lombroso fondò una nuova branca della psichiatria e delineò in modo chiaro il concetto di responsabilità criminale.
Nato a Verona da una famiglia di origine ebraica di stretta osservanza religiosa, Lombroso s’iscrisse nel 1853 alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Pavia, dove fu allievo di G. Balsamo Crivelli e B. Panizza. Proseguì quindi gli studi a Padova e Vienna, prima di laurearsi a Pavia nel 1858. L’anno seguente, allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza, si arruolò nell’Armata Sarda, distinguendosi in particolare per il soccorso prestato ai feriti. Nel 1862 fu inviato per alcuni mesi in Calabria al servizio del battaglione contro il brigantaggio, avendo così modo di compiere varie osservazioni di ordine antropologico.
Nel 1863 cominciò ad insegnare a Pavia, tenendo un corso di clinica delle malattie mentali ed antropologia, ed iniziò a collaborare con P. Mantegazza e G. Zanini, direttore del locale nosocomio. Nel 1865 partecipò alla terza guerra d’indipendenza. Nel 1867 divenne ordinario di psichiatria e clinica delle malattie mentali a Pavia. Nel 1870 inaugurò un corso libero di “Medicina legale sperimentale sull’uomo criminale, paragonato all’uomo sano e all’alienato”.
L’anno successivo assunse la direzione del manicomio provinciale San Bendetto di Pesaro. Rientrato a Pavia dopo pochi mesi, nel 1873 fu tra i fondatori a Roma della Società freniatrica italiana. Nel 1876 si trasferì a Torino, presso la cui università fu nominato professore ordinario di medicina legale (disciplina che egli insegnò anche presso la facoltà di giurisprudenza).
Da Torino, dove dal 1896 fu docente di psichiatria e dal 1907 di antropologia criminale, Lombroso partecipò attivamente alla vita scientifica e politica della nazione. Nel 1885 fu tra gli organizzatori a Roma del primo congresso di antropologia criminale. Nel 1889 partecipò a Parigi al congresso internazionale di psicologia fisiologica. Nel 1892 instituì il Museo lombrosiano di antropologia criminale.
La sua produzione scientifica fu vasta ed articolata, ma il suo nome resta soprattutto legato all’Uomo delinquente.
Descrizione fisica. Un volume in 8vo di pp. (4), 255, (1). Con quattro figure nel testo: la figura a pagina 65, che riproduce la fotografia che tre assassini si fecero scattare a ricordo del delitto appena commesso mimando le modalità del misfatto, è incollata sulla pagina. Brossura editoriale.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010