GASTALDI, Giacomo (ca. 1500-1566). Ptolemeo. La geografia di Claudio Ptolemeo alessandrino, con alcuni comenti et aggiunte fattevi da Sebastiano Munstero alamanno, con le tavole non solamente antiche et moderne solite di stamparsi, ma altre nuove aggiuntevi di messer Iacopo Gastaldo piamontese cosmographo, ridotta in volgare italiano da m. Pietro Andrea Mattiolo... Venezia, (Niccolò Bascarini ad istanza di Giovanni Battista Pederzano), 1548 (in fine: ottobre 1547).
PRIMA EDIZIONE IN ITALIANO della Geografia di Claudio Tolomeo nella traduzione di Pietro Andrea Mattioli e con l’apparato cartografico di Giacomo Gastaldi, il massimo geografo italiano del Cinquecento. Delle sessanta tavole che corredano l’opera, ben trentaquattro sono moderne, ossia non basate esclusivamente sui rilievi del geografo greco. Tra queste figurano l’Italia moderna, il Piemonte, la Marca Trevisana, la Marca Anconetana, la Sicilia e la Sardegna. Il Ptolomeo del Gastaldi rappresenta il primo atlante geografico a stampa recante carte regionali dell’Italia.
Gastaldi utilizzò come fonti per il suo lavoro, oltre ai dati tolemaici, quelli dei portolani, più aderenti alla realtà, ma privi di coordinate. Cercò quindi di armonizzare le due rappresentazioni, giungendo a volte a risultati di grande rilievo. Le sue carte non sono tuttavia esenti da errori di scala e di coordinate.
L’influenza dell’opera cartografica del Gastaldi, in particolare del suo planisfero ovale, fu notevole ed è soprattutto rintracciabile nei celebri atlanti di A. Lafréry e di A. Ortelius. Egli ebbe un ruolo decisivo nel far uscire la geografia dal tolemaismo e nel reintrodurre la tecnica dell’incisione in rame nella pratica cartografica.
Giacomo Gastaldi nacque a Villafranca Piemonte nell’attuale provincia di Torino intorno al 1500. Nulla si sa della sua vita fino al 1539, anno in cui figura in un privilegio di stampa veneziano. È quindi probabile che egli abbia appreso la geografia e la scienza cartografica nella città lagunare, che ne era una delle capitali europee.
Gastaldi debuttò con una carta della Spagna nel 1544. In seguito si specializzò nei paesi dell’Europa dell’Est, con i quali Venezia aveva relazioni commerciali, ossia Paesi Danubiani (1546), Turchia (1555), Polonia (1562) e Asia Minore (1564).
Ma la sua vera specialità fu la cartografia dettagliata dell’Italia. Oltre alle carte già citate, egli realizzò un nuovo Piemonte (1555), l’Apulia (1567), Padova e il Golfo di Venezia (1567) e la Lombardia (1570). Dopo il Tolomeo, collaborò con G.B. Ramusio alla grande raccolta di relazioni di viaggio che quest’ultimo pubblicò fra il 1550 e il 1559. I due si scambiarono reciprocamente informazioni utili e Gastaldi divenne precettore del figlio del Ramusio, che da parte sua lo mise in rapporto con P. Bembo e G. Fracastoro.
Nel 1549 il Consiglio dei Dieci incaricò Gastaldi di realizzare una grande carta dell’Africa su tela colorata a tempera da porre nella sala dello Scudo nel Palazzo Ducale, che egli completò nel 1553. Dopo l’Africa, gli fu affidata la decorazione di un’altra sala con una carta dell’Asia e del continente Nord Americano. Fu quindi impiegato dai magistrati alle acque in una disputa riguardante l’utilizzo dell’Adige per irrigare le campagne veronesi. Nominato professore di cosmografia presso l’Accademia veneziana della Fama, compì inoltre vari disegni tecnici per conto del magistrato dei beni inculti.
Gastaldi morì a Venezia nell’ottobre del 1566. Molte delle sue carte furono pubblicate postume. Alcune di esse, rimaste incomplete, furono portate a termine con varie interpolazioni dagli stampatori.
Descrizione fisica. Un volume in 8vo di cc. (8), 214, (1) di colophon, 1 bianca, 60 tavole calcografiche su doppia pagina, cc. (64). Le tavole, che recano il testo esplicativo al recto e al verso, precedono l’indice.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010