PACIOLI, Luca (ca. 1450-1517). Divina proportione opera a tutti glingegni perspicaci e curiosi necessaria ove ciascun studioso di philosophia: prospectiva pictura sculptura: architectura: musica: e altre mathematice: suavissima: sottile: e admirabile doctrina consequira: e delectarassi: con varie questione de secretissima scientia. (Venezia, Paganino Paganini, giugno 1509).
PRIMA EDIZIONE di questo celebre trattato diviso in tre parti.
La prima, composta verso il 1497, quando l’autore si trovava a Milano al servizio di Lodovico il Moro e frequentava attivamente l’atelier di Leonardo da Vinci, ha come tema principale la “proporzione divina”, ossia, come oggi è chiamata, la “sezione aurea”, che indica un rapporto fra due grandezze disuguali tale per cui la minore sta alla maggiore come questa sta alla somma delle due.
La proporzione, pur essendo ignota agli artigiani del tempo, era tuttavia quotidianamente applicata nell’esercizio pratico. Inoltre la sua frequente riproposizione in svariati contesti naturali, apparentemente slegati tra loro, incuriosì per secoli la mente di matematici ed artisti. Di essa si occuparono sicuramente Piero della Francesca, di cui Pacioli fu amico e probabilmente allievo, e Leonardo da Vinci, cui si deve lo straordinario apparato iconografico che accompagna l’opera. La trattazione del tema è inserita in un contesto ricco di riferimenti platonici e pitagorici che esalta l’armonia numerica del mondo e il legame simmetrico fra corpo umano, creazione artistica e sapienza divina.
La seconda parte del trattato è dedicata ai vari aspetti dell’architettura e contiene frequenti riferimenti a Vitruvio. La terza parte infine è la traduzione in italiano del De corporibus regularibus di Piero della Francesca, trattato riguardante il calcolo delle lunghezze, delle aree e dei volumi dei poligoni e dei poliedri.
Nel 1508 Pacioli tenne alcune lezioni a Venezia presso la Scuola di Rialto sugli Elementi di Euclide, di cui in quell’anno pubblicò anche un’edizione da lui curata. Alle lezioni presero parte eminenti personalità del tempo, tra cui Aldo Manuzio e Fra’ Giocondo. In quel contesto egli maturò l’idea di pubblicare un trattato che fosse di agile consultazione e di pratica utilità e lo corredò con dei modelli di lettere dell’alfabeto e di solidi regolari disegnati da Leonardo, che egli fece anche costruire dal vero e presentò pubblicamente in varie circostanze. Questi modelli erano da lui pensati come strumenti esemplificativi di un armonia universale leggibile matematicamente attraverso l’ausilio della proporzione divina.
Dall’incontro tra Pacioli e il genio tecnico-editoriale dei Paganini nacque un’opera senza eguali, in cui la veste grafica si accorda mirabilmente allo spirito del libro. Pur non venendo più ristampata (probabilmente per difficoltà tecniche), la Divina proportione ebbe grandissima influenza, soprattutto in campo artistico e in campo tipografico, rappresentando una tappa fondamentale della tradizione calligrafica a stampa.
Originario di Borgo Sansepolcro, dove Piero della Francesca era nato ed aveva una bottega, è ipotizzabile che Pacioli conoscesse il più anziano maestro in quel contesto. Nel 1470 si trasferì a Venezia in qualità di precettore di matematica presso la casa del ricco mercante Antonio Rompiasi. Negli anni veneziani egli si fece frate francescano, approfondì lo studio della matematica presso la Scuola di Rialto sotto Domenico Bragadino e contemporaneamente partecipò in prima persona agli affari commerciali del Rompiasi. Nel 1475 fu chiamato a Perugia come lettore di matematica. Nel 1489 ricoprì lo stesso insegnamento a Roma presso la Sapienza. Nel 1494 pubblicò a Venezia per i tipi del Paganino la Summa de aritmetica, geometria, proportioni e proporzionalità , primo grande trattato a stampa di aritmetica pura e mercantile, che contiene anche la prima esposizione della partita doppia, pratica diffusa soprattutto negli empori di Venezia.
Nel 1496 fu chiamato a Milano da Ludovico il Moro, presso la cui corte ebbe modo di conoscere Leonardo da Vinci. Tre anni dopo, in seguito all’arrivo dei Francesi e alla cacciata del duca, i due amici fuggirono a Firenze, dove abitarono insieme per un certo periodo. Dal 1500 al 1506 Pacioli insegnò matematica a Bologna e presso l’Università di Pisa, che in quegl’anni era stata trasferita a Firenze. Nel 1508 ritornò a Venezia, dove ottenne un privilegio di stampa per la Divina proportione e la sua edizione degli Elementi di Euclide. Negli ultimi anni fu chiamato da Leone X ad insegnare a Roma. Si spense a Sansepolcro intorno al 1517, lasciando inediti un importante scritto geometrico-algebrico intitolato De viribus quantitatis, al quale collaborò anche Leonardo, e un trattato sugli scacchi dedicato a Isabella d’Este (De ludo scachorum).
Descrizione fisica. Due parti in un volume in 4to formato da cc. (6), 33, 1 bianca, 27 [i.e. 26] e da tavv. xilografiche (27), LXI [i.e. 59], (1). Titolo stampato in rosso e nero con una bella iniziale decorata su fondo nero. Con inoltre 183 diagrammi geometrici stampati sul margine della prima e della seconda parte. Le prime 27 tavole, non numerate, rappresentano una testa umana, 23 lettere dell’alfabeto e 3 figure architettoniche. Le successive 59 tavole, erroneamente numerate LXI, contengono invece forme geometriche solide e piane. L’ultima tavola, stampata in rosso e nero e raffigurante un albero genealogico, è tratta dall’edizione del 1494 della Summa de arithmetica. Le tavole sono stampate solo sul recto e presentano in calce un testo esplicativo. Alcuni esemplari al verso del titolo recano dei componimenti poetici, altri una pagina bianca.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010